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Sempre più frequentemente nelle pagine di cronaca nera assistiamo al crollo di mamme che, in un momento di pieno sconforto, solitudine e disagio, fanno l’impensabile.

La nascita di un bambino, infatti, viene dipinta come un momento di idilliaca felicità ed è difficile concepire che una mamma possa vivere situazioni così difficili da non riuscire ad essere pienamente felice. La maternità e il parto possono far riemergere dei vissuti complicati e magari sepolti da tempo, ma forse quello che fa più paura è la consapevolezza che la vita di quel bambino, con i suoi occhi dolci e soprattutto molto bisognosi, dipenderà in tutto e per tutto da noi.

Nelle prime settimane è del tutto normale che una mamma provi tristezza e stanchezza, manifestate anche attraverso crisi di pianto e sbalzi d’umore (una manifestazione conosciuta come baby blues), a maggior ragione se nella quotidianità si viene inondate di critiche travestite da consigli, che altro non fanno che demoralizzare e abbattere. E spesso se una donna prova ad esternare il suo malessere le vengono affibbiate etichette che segnano la pelle come un marchio indelebile: “eh ma non riesci ad allattare? INCAPACE”; “ci sono donne che non riescono ad avere un bambino e tu ti lamenti? INGRATA”; “ma non vedi che non hai latte e il bimbo piange perché ha fame? INCOSCENTE”; “Ma è sempre attaccato alla tetta? Lo crescerai VIZIATO” …e potrei continuare ancora per molto.

In queste situazioni una mamma non adeguatamente supportata non può far altro che nascondere le sue preoccupazioni e difficoltà, mascherandole con uno stanco sorriso. Ciò talora si traduce in risentimento e frustrazione nei confronti di un bambino che a volte si fa fatica a percepire come proprio, perché così lontano da quello che viene rappresentato dall’immaginario collettivo.

Ma se al contrario la mamma viene lasciata libera di esprimere i suoi sentimenti e soprattutto viene ascoltata e compresa, i sintomi del baby blues vanno via via scemando nel giro di poche settimane e, anzi, riesce lei stessa ad accettare e comprendere il suo nuovo ruolo di madre, non fatto di sola felicità.

Il sostegno che si può dare ad una mamma è un diritto e un dovere, e ci coinvolge tutti.

Il Sostegno della Famiglia

Papà, nonni e nonne che state leggendo, la vostra presenza è oro: sostenete una mamma non lasciandola sola, con un esserci fatto di gesti di comprensione, di ascolto ma soprattutto di silenzio. È normale che una madre che allatta abbia sempre il bambino attaccato al suo seno o pianga perché è stanca, capitela e non scoraggiatela, anzi ogni tanto, al posto di un consiglio non richiesto, offrite un piatto caldo e un abbraccio di supporto. Una madre che invece non allatta non è una mamma peggiore o meno mamma, perché non si può mai sapere cosa ci sia dietro la sua scelta: quindi, non puntate subito il dito e ascoltate le sue ragioni, magari mentre la aiutate a sbrigare le faccende di casa o le regalate il tempo di farsi una doccia.

Il Sostegno di Amici e Parenti

E voi, amici e parenti, l’eccitazione che un cucciolo umano può portare è tanta, e sappiamo anche che non vedete l’ora di andare a sbirciare il suo dolce faccino: anche voi, però, potete sostenere una mamma, e per farlo non dovrete nemmeno alzarvi dal vostro divano, in quanto è buona cosa che stiate a casa vostra! Lei magari nemmeno vi ha invitato, e anche quando ciò accade ricordate che nella maggior parte dei casi lo fa perché è una persona educata e non vuole deludervi; ma quella stessa mamma, educata e premurosa, è anche molto stanca, la casa è sotto sopra, e in quei rari istanti in cui il bimbo non piange o è attaccato alla tetta/biberon, lei vorrebbe dedicare un attimo a se stessa.

Il Sostegno dei Professionisti e delle Autorità

E noi, professionisti, sosteniamo le mamme in primis attraverso un’adeguata informazione, rendendole consapevoli delle difficoltà che la maternità porta con sé e soprattutto fornendo strumenti concreti per superarle; offriamo il nostro aiuto senza giudicare, supportando le scelte di ognuna, perché lei e solo lei sa cosa è giusto per il suo bambino; osserviamo con occhio attento una mamma che è stanca, inappetente, triste e ha difficoltà a dormire, soprattutto se in passato ha avuto esperienze simili o se in famiglia ci sono casi di disturbi psicologici, poiché potremmo trovarci di fronte ad un caso di depressione post partum che va riconosciuto ed adeguatamente trattato.

Società, Stati, Organizzazioni, aiutate a rendere più realistica la maternità, non trattate questi momenti delicati come dei tabù; raccontate storie di vita vere, di mamme che hanno affrontato tutto questo e che ce l’hanno fatta; fornite soluzioni concrete, facili e disponibili, ad esempio attraverso un’implementazione del supporto territoriale e a domicilio da parte di figure competenti.

E voi mamme come potete sostenervi? Abbracciate le vostre emozioni, lasciate fluire le ondate di sentimenti che percorrono il vostro corpo, non vergognatevi di ridere e di piangere subito dopo, sfogatevi e soprattutto chiedete aiuto! E cosa più importante di tutte… supportate le altre mamme, non giudicate e non commentate chi fa una scelta diversa dalla vostra, perché tutte avete una cosa in comune: l’amore per il vostro bambino!

 

A presto, Maia

 

Credits and inspiration:

  • Spandrio, R., Regalia, A., Bestetti, G. (2014). “Fisiologia della nascita. Dai prodromi al post partum.” Carocci Faber, Professioni sanitarie.
  • https://www.uppa.it/nascere/gravidanza-e-parto/depressione-post-partum-maternity-blues/

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